Era giugno 2015. Era l’ombra del Brandhorst Museum. Tra interpretazioni e traduzioni, costruzioni e convinzioni, ragionavo sul peccato originario. Nasceva l’idea (urbild) di un percorso artistico differente, votato alla ricerca chiassosa dell’innocenza figurativa. Nasceva refusi: un richiamo deciso alla dinamica concettuale dell’errore come segno di reazione alla disapprovazione della società nei confronti dell’individuo inteso come essere pensante. Venticinque opere e un cortometraggio tra l’aeroporto Josef Strauss e la campagna romana. In bella mostra dal 19 al 25 marzo 2020, negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura a Monaco di Baviera.